Attività svolta il: 21/12/2013
Lo scorso giovedì sera, durante la consueta riunione settimanale del gruppo, nel giro di 5 minuti abbiamo deciso di aggregarci per una traversata integrale Buso della Pisatela – Buso della Rana, entrando dall'ingresso alto. Il ritrovo è per sabato mattina al Bar Rana. In tutto siamo 10 speleo, appartenenti a ben 6 gruppi diversi: Treviso, Padova, Verona, Malo, Trevisiol e Roner! Tenere compatto un gruppo di 10 persone è difficile, forse sarebbe meglio essere in meno, ma chi sarebbe disposto a rinunciare ad un'opportunità del genere?
Tra mille incertezze ci cambiamo sotto la tettoia del bar per poi spostarci con due auto verso l'ingresso alto della Pisatela, il bel P50 Pater Noster, situato quasi sulla cima di una collinetta. La nostra guida, Miguel del Gruppo Speleologi Malo, arma la calata ed in poco tempo siamo tutti alla base. Da qui ha inizio la lunga progressione che, senza la necessità di usare gli attrezzi, ci porterà fino all'ingresso (o meglio chiamarlo uscita?) del Buso della Rana. Il meandro Megan Gale è la sintesi di ciò che ci aspetterà: è un po' bagnato, ci sono belle concrezioni e bisogna andare avanti a carponi o strisciando.
La Pisatela è più bella di quello che immaginavo, lo scorrere dell'acqua ha eroso le pareti in mille modi diversi e non mancano zone ben concrezionate, come la Bocca dello Squalo. Ad ogni curva cambia la morfologia della grotta ed è un peccato non potersi fermare a lungo. Dopo due ore dall'ingresso, ci fermiamo per mangiare e prepararci per i passaggi in acqua. Noi abbiamo un cambio completo dentro a dei sacchi stagni mentre qualcuno si toglie il sottotuta e lo ripone in improbabili soluzioni fai-da-te (sacchi neri della spazzatura).
Ripartiamo dubbiosi, incerti su ciò che ci aspetta. Sappiamo che ci bagneremo fino al collo ma non ci è chiaro in che modo; io non ho alcun feeling con l'acqua e temo di dover entrare fino al petto… dover nuotare sarebbe un grosso problema, l'unico stile che conosco è quello “a sasso”; passeggiare sul fondo di un ipotetico laghetto non sarebbe opportuno.
Nella realtà i passaggi sono semplici, prima camminiamo entrando in acqua fino alle cosce, poi si torna all'asciutto per poi entrare ancora in acqua, stavolta fino alla vita. Temevo l'impatto dell'acqua fredda sulla pancia, invece non provo alcun fastidio ed inizio a prenderci gusto. Continuiamo in un alternarsi di gallerie semiallagate e passaggi asciutti.
Arriviamo poi al dunque: mi giunge voce che “ora ci si bagnerà fino al collo”. Senza pensarci troppo entro in acqua e con piacevolissima sorpresa constato che non è l'acqua ad essere profonda, ma il soffitto ad essere basso! Siamo costretti a procedere a carponi tenendo solo la testa fuori.
Dopo 45 minuti passati a sguazzare nelle varie pozze oltrepassiamo il magnifico Lago d'Ops ed arriviamo al bivacco della Sala dei Tufi, dove ci cambiamo. Molti sacchi “stagni” non hanno retto. Purtroppo in questa parte della grotta c'è un forte odore di idrocarburi, sovrapponendo le foto satellitari al rilievo si nota che sulla verticale della Sala dei Tufi ci sono alcune case; spero solo che questo inquinamento sia accidentale.
Siamo già da un po' nel Ramo Nero della Rana; il passaggio tra la Sala della F-Rana e la Saletta Ultima Spiaggia, che congiunge le due grotte, è uno dei quei luoghi dove non vorresti mai doverti fermare; è meglio strisciare veloci e leggiadri fermandosi solo un istante per ammirare i fossili di ricci di mare. Tutto attorno tubi innocenti e guard rail sono posti a difesa del cunicolo di 20-30 metri scavato tra la parete rocciosa e la frana durante anni di ostinato lavoro.
Dalla Sala dei Tufi in poi la progressione diventa più semplice, a parte qualche passaggio aereo un po' delicato ed il maledetto sacco-macigno con dentro i vestiti bagnati. Continuiamo tramite il Pettine fino ad arrivare al bivacco di Sala Snoopy dove ci riposiamo 5 minuti. Proseguiamo nel Ramo Attivo di Destra passando Sala Ghellini, Laminatoio Bagnato, Sala Pasa, la Chiocciola fino ad arrivare in Sala della Scritta, dove facciamo un'altra pausa. Riprendiamo transitando per la Sala Nera e la cascata.
Una volta imboccato il Ramo Principale ci si può godere in tutta tranquillità la spettacolarità delle gallerie ed il bel Laghetto di Caronte, che si oltrepassa grazie alla Ferrata CAI Malo. Ancora qualche minuto e siamo tutti fuori. Senza una guida sarebbe stato quasi impossibile orientarsi in decine bivi sparsi nei 5 km percorsi; spesso abbiamo abbandonato quella che sembrava la via logica per infilarci in passaggi occultati da massi e totalmente invisibili a chi non li abbia già conosciuti.
Non ero mai stato in Rana prima d'ora, uscire dal suo grande portale dopo 8 ore di traversata è un'emozione indescrivibile. Faccio ancora qualche passo verso l'esterno, poi mi volto e mi concedo qualche istante per guardare un ingresso che non avevo mai visto prima d'ora.
Anche se non abbiamo usato gli attrezzi, questa traversata è durata 8 ore abbondanti e la stanchezza comincia a farsi sentire. Nonostante qualche passaggio un po' acrobatico tutto è andato bene finché eravamo in grotta, poi un po' meno… ma questa è un'altra storia!
Una nota finale per eventuali prossime traversate: l'ideale è portarsi un sacco stagno a testa, con un cambio della biancheria intima, togliersi il sottotuta prima di bagnarlo del tutto e cambiarsi nuovamente al bivacco della Sala dei Tufi. È consigliabile affrontare i passaggi allagati con addosso solo la tuta soffrendo per mezz'oretta, piuttosto che dover trascinare i vestiti bagnati per il resto del tempo. Vivamente consigliate le ginocchiere e gli scarponi.